1 luglio, 2021 – Intorno alle ore 20 del 29 giugno, l’equipaggio dell’aereo Seabird, di Sea-Watch, di ritorno da una missione di monitoraggio, ha ascoltato la comunicazione di un motopesca tunisino che segnalava alla stazione radio marittima di Lampedusa la presenza di un’imbarcazione in difficoltà con circa 50 persone a bordo.
Sea-Watch ha dichiarato ieri di ritenere plausibile che il natante a cui si fa riferimento in questa comunicazione corrisponda al caso del barchino naufragato nella notte fra il 29 e 30 giugno al largo di Lampedusa durante un soccorso della Guardia Costiera, provocando la morte di almeno sette persone.
L’imbarcazione di legno segnalata dal motopesca tunisino si trovava a 0,15 miglia dalla zona SAR italiana, in posizione 35 20 543 nord, 12 10 560 est, ed era lunga circa otto metri, di colore rosso e bianco. Era quindi simile per dimensione e colore alla barca coinvolta nel naufragio, oltre a trasportare più o meno lo stesso numero di passeggeri.
Secondo quanto riportato via radio, le persone a bordo dell’imbarcazione segnalata erano verosimilmente africane di origine subsahariana: i pescatori avevano potuto osservarle dal momento che il barchino si era avvicinato al peschereccio per chiedere “dell’acqua e un po’ di pane”.
La sera del 29 giugno, un’altra imbarcazione, con 41 persone a bordo, è stata soccorsa dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, che ha fatto sbarcare i naufraghi a Lampedusa alle 20:30 circa.
Le persone erano tutte di nazionalità tunisina, e non, quindi, di provenienza subsahariana. Questo elemento, insieme all’orario dello sbarco, mostra l’impossibilità che si tratti dello stesso caso a cui si riferisce la comunicazione ascoltata dall’equipaggio di Seabird intorno alle 20 dello stesso giorno.
Riportiamo qui la registrazione della comunicazione del motopesca tunisino con la stazione radio marittima di Lampedusa