Il coordinamento nazionale USB Porti, CALP Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, Sea-Watch, Louise Michel e Alarm Phone denunciano l’inaccettabile condotta tenuta dalla Alegria1, una nave cisterna, che nella giornata di sabato 2 aprile ha “soccorso” quattro persone sopravvissute al naufragio di un barcone partito dalla Libia sul quale erano presenti circa novanta persone, di cui attualmente si sono perse le tracce.
Sebbene la nave Geo Barents operata da Medici Senza Frontiere, fosse presente in zona e si sia subito adoperata per assistere il mercantile e per garantire che i quattro sopravvissuti potessero sbarcare in un luogo sicuro in Europa, l’Alegria1 ha preso parte al loro respingimento forzato verso la Libia.
Ora il mercantile sta proseguendo la sua rotta e dovrebbe attraccare nelle prossime ore presso il Porto di Trieste.
Come lavoratori portuali, denunciamo da anni il passaggio di armi all’interno dei porti civili italiani. Come ONG impegnate nei soccorsi siamo testimoni di una prassi fatta di ingiustificati ritardi e sistematiche omissioni nei soccorsi.
Pertanto non possiamo che condannare congiuntamente l’arrivo nel porto di Trieste di un mercantile che ha violato il diritto internazionale sulla pelle di civili inermi.
L’Italia nel giustificare la corsa al riarmo al fine di tutelare i diritti umani è invece la prima a distogliere lo sguardo quando le violazioni di quei diritti sono pratiche quotidiane per chi fugge dalla Libia.
Di fronte a queste ripetute morti e ipocrisie, non abbiamo intenzione di rassegnarci.