Cara Ursula Von Der Leyen,
con grande delusione leggendo il “Patto sulle migrazioni” non abbiamo trovato l’annuncio di un’operazione europea di ricerca e salvataggio, nonostante il fatto che, come sottolineato nel suo discorso sullo Stato dell’Unione “salvare vite umane in mare non sia facoltativo”.
Riteniamo che la sicurezza e l’equipaggiamento delle nostre navi, così come la trasparenza delle informazioni e delle comunicazioni alle autorità nazionali, non debbano essere i punti focali dell’attenzione della Commissione Europea quando si parla dell’attuale situazione nel Mediterraneo.
Ma, poiché lei sembra essere ambigua a questo proposito, le ribadiamo ancora una volta quelle che consideriamo le misure adeguate da adottare per definire il quadro giuridico e le prassi da seguire nella più pericolosa frontiera del mondo.
Secondo il diritto internazionale, le persone salvate in mare devono essere portate nel luogo più vicino dove la sicurezza e la vita delle persone salvate non sia più a rischio e dove sia possibile soddisfare le fondamentali necessità umane. Il diritto di chiedere asilo e il principio di non respingimento sono ribaditi nei trattati dell’Unione Europea, che stabiliscono come l’Unione si fondi sui valori del rispetto della dignità umana, dei diritti umani, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello stato di diritto.
Anziché sostenere le missioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, i governi europei stanno esercitando un’indebita pressione sulle organizzazioni della società civile, portando avanti accuse infondate e impedendo alle navi di ricerca e salvataggio di entrare e uscire dai loro porti.
Queste azioni hanno reso estremamente difficile il compito di continuare il lavoro di ricerca e salvataggio. Per questo motivo, le sue proposte dovrebbero piuttosto concentrarsi su alcuni punti fondamentali:
- Istituire un programma europeo di ricerca e salvataggio.
- Sostenere le operazioni di ricerca e soccorso della flotta civile: i paesi europei dovrebbero consentire a tutte le navi di condurre attività di ricerca e soccorso attraccare nei loro porti, sbarcare le persone che sono state salvate e tornare in mare in modo tempestivo. Il tentativo di prevenire le operazioni di salvataggio delle ONG e delle navi commerciali è un approccio pericoloso che mette a rischio vite umane.
- Terminare la cooperazione con la cosiddetta Guardia costiera libica: la Libia è un paese lacerato dalla guerra, dove rifugiati e migranti sono regolarmente detenuti in condizioni orribili che violano i loro diritti umani fondamentali. Le donne, i bambini e gli uomini che vengono rimpatriati in Libia dalla cosiddetta Guardia costiera libica, sostenuta dall’Unione Europea, affrontano una detenzione arbitraria, rischiano la tortura e altre gravi violazioni dei diritti umani. Le risorse di Frontex e di Eunavfor Med dovrebbero interrompere ogni cooperazione con la cosiddetta Guardia Costiera libica che facilita i respingimenti illegali.
- Facilitare un sistema automatico di ridistribuzione per fermare la pratica illegittima di subordinare lo sbarco delle persone ad accordi di ricollocazione e realizzare una riforma equa del regolamento Dublino III.