ROMA, 15 OTTOBRE 2025 – Entro il 2 novembre 2025 il Governo italiano può chiedere la cessazione del Memorandum d’intesa con la Libia. Se non lo farà, il 2 febbraio 2026 l’accordo verrà automaticamente rinnovato per altri tre anni.
Il Memorandum, firmato nel 2017 – ufficialmente ‘Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana’-, prevede il sostegno alla cosiddetta Guardia Costiera libica e la collaborazione nel controllo delle frontiere. Nel concreto l’accordo si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone in movimento e nel respingimento forzato di oltre 158.000 persone verso la Libia, dove torture, violenze, detenzioni arbitrarie e tratta di esseri umani sono documentate da ONU, Corte Penale Internazionale e organizzazioni indipendenti.
Nel marzo 2023, la Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Libia ha accertato che nel Paese sono stati commessi crimini contro l’umanità e ha chiesto la cessazione di ogni forma di supporto agli attori libici coinvolti. Anche la Corte di Cassazione italiana e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno stabilito che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco delle persone soccorse.
Nonostante ciò, la cooperazione continua: dall’inizio del 2025 oltre 20 mila persone sono state intercettate e riportate nei centri di detenzione libici secondo dati dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni.
A quasi nove anni dalla sua firma, il Memorandum rappresenta una pagina oscura delle politiche migratorie italiane ed europee, una pagina che è ora di chiudere. L’intesa ha, infatti, contribuito a consolidare un sistema di violazioni sistematiche dei diritti umani a danno di persone in movimento e rifugiate sostenendo di fatto pratiche di respingimento e detenzione illegittime, condotte pericolose e violente di intercettazione in mare da parte della cosiddetta Guardia costiera libica, nonché la criminalizzazione delle Ong impegnate nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.
Il Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), insieme alle organizzazioni della flotta civile e a numerose associazioni della società civile, chiedono con forza al Parlamento italiano di aprire un dibattito pubblico sul rinnovo dell’accordo, e al Governo italiano di fermare il Memorandum Italia-Libia. Più nel dettaglio TAI, Ong e associazioni sollecitano l’esecutivo a:
- non rinnovare automaticamente il Memorandum d’intesa con la Libia e interrompere ogni forma di cooperazione – tecnica, operativa o logistica – che comporti il ritorno forzato di persone verso un Paese dove i loro diritti fondamentali non sono garantiti e conseguentemente una violazione del principio di non respingimento;
- rivedere integralmente gli accordi bilaterali con la Libia, orientandoli alla tutela della vita e dei diritti umani, alla chiusura dei centri di detenzione e alla creazione di alternative sicure e legali per chi cerca protezione;
- garantire piena trasparenza sull’uso dei fondi pubblici italiani ed europei destinati alle attività in Libia, rendendo pubbliche le informazioni su spese, progetti e soggetti coinvolti, e assicurando una valutazione indipendente dell’impatto sui diritti umani.
Nonostante le richieste condivise da TAI, flotta civile e numerose organizzazioni della società civile, e nonostante le documentate evidenze circa il contesto segnato da impunità diffusa, abusi e violazioni, la mozione n. 1-00498 per la revoca del Memorandum con la Libia non è stata approvata oggi alla Camera.
Presentata durante la conferenza stampa di ieri con la partecipazione di rappresentanti del TAI, di ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, di Refugees in Libya e dei partiti promotori, la mozione rappresentava finalmente un’occasione concreta per un cambio di rotta nelle politiche migratorie italiane.
Il voto negativo da parte della maggioranza conferma invece l’ennesima occasione persa dal governo italiano per assumere una posizione chiara in difesa dei diritti umani e porre fine alla complicità con le gravi violazioni commesse nei centri di detenzione libici. Per ribadire la richiesta di fermare il Memorandum Italia-Libia – interruzione che, ricordiamo, può avvenire in qualsiasi momento della sua validità – e smettere così di essere complici delle gravissime violazioni commesse sia nei centri di detenzione libici che in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica, ci sarà un altro importante appuntamento: la manifestazione di sabato 18 ottobre a Roma organizzata da Refugees in Libya.