Libro
Alaa Faraji aveva 20 anni e in Libia giocava a calcio. Quando nel 2011 è scoppiata la guerra, con due suoi amici calciatori ha provato in tutti i modi a raggiungere l’Europa per continuare a studiare e giocare a pallone. Nella barca su cui viaggiava però 49 persone persero la vita, e Alaa fu additato come il responsabile di quelle morti, lo scafista da condannare.
Come spesso accade in questi casi, il processo si rivela una farsa: testimonianze estorte e contraddittorie, prove contraffatte. “Quando sono entrato in tribunale ho visto la scritta ‘la legge è uguale per tutti’ e sono stato tranquillo”. In Italia però la legge non è uguale per tutti, specialmente per chi ha la colpa di essere nato dalla parte sbagliata del Mediterraneo. Lo stesso giudice definisce gli imputati “moralmente innocenti”, mentre di fatto li condanna a morte.
Alaa dovrà scontare 30 anni in carcere, uscirà nel 2045. La sua storia è racchiusa nelle lettere dal carcere inviate a Alessandra Sciurba, che le ha raccolte in un libro “Perché ero ragazzo” edito da Sellerio e in uscita proprio a Settembre. La curatrice porterà la voce di Alaa dialogando con Daria Bignardi – giornalista e scrittrice, e Giorgia Linardi – portavoce di Sea-Watch. Insieme a loro una sedia vuota, quella di Alaa, con cui chiudiamo gli appuntamenti della mostra per il decennale di Sea-Watch: “Non é Stato il Mare”.
L’inizio è stato posticipato dalle 18:30 alle 19:30