Dallo scorso 23 novembre, 12 persone sono bloccate in mare dopo essere state salvate da un naufragio dal peschereccio spagnolo Nuestra Madre de Loreto. Open Arms, Sea-Watch e Mediterranea condannano i negoziati portati avanti con la Libia dai paesi della Comunità europea allo scopo di riportare indietro le persone, una palese violazione delle convenzioni internazionali e del diritto umano in mare.
La Libia non è un porto sicuro e non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. L’Unione Europea e i suoi stati membri hanno l’obbligo di impedire lo sbarco di persone in un paese nel quale vengono quotidianamente sottoposte a violenze e torture. L’UNHCR ha emesso per la Libia un “non-return advisory“, considerando ad oggi questo paese, insieme allo Yemen, un luogo dove persone in stato di vulnerabilità non possono essere ricondotte (paragrafo 39).
Le organizzazioni dell’alleanza #United4Med ritengono che sia compito del governo spagnolo domandare a Italia e Malta l’apertura dei loro porti e il rispetto delle convenzioni che i tre stati bandiera hanno sottoscritto. Ribadiamo inoltre che i governi europei hanno l’obbligo di difendere innanzitutto il diritto alla vita invece di perseguire coloro che la difendono.
Chiediamo che il caso che vede coinvolto il peschereccio Nuestra Madre de Loreto venga risolto il più velocemente possibile per la sicurezza e la salute delle persone a bordo e dell’intero equipaggio.
Inoltre esprimiamo il nostro sostegno ai pescatori che hanno compiuto la scelta di non riconsegnare le persone salvate alla Libia, impedendo che questo divenga una pericolosa prassi.
Le tre organizzazioni sono pronte a dare supporto a Nuestra Madre de Loreto venendo incontro a ogni loro necessità nonché a offrire la loro collaborazione alle autorità, purché considerino la difesa dei diritti umani una priorità e si impegnino a evitare che le persone tornino nell’inferno della Libia.