In seguito alla denuncia da parte dei sopravvissuti e di alcuni membri dell’equipaggio della nave di soccorso Sea-Watch 3, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) ha riconosciuto una violazione dei diritti e ha imposto misure provvisorie. Al dodicesimo giorno di blocco illegale al largo di Siracusa, Sea-Watch prende atto della decisione ma si trova costretta a insistere: le misure provvisorie non sono sufficienti, una soluzione è necessaria, subito.
La CEDU ha chiesto al governo italiano “di adottare tutte le misure necessarie, nel più breve tempo possibile, per fornire a tutti i ricorrenti cure mediche adeguate, cibo, acqua e forniture di base, qualora necessario. Per quanto riguarda i 15 minori non accompagnati, il Governo è tenuto a fornire un’adeguata assistenza legale (es. tutela legale).”
La Sea-Watch 3, ultima nave civile di soccorso rimasta nel Mediterraneo centrale, ha salvato, il 19 gennaio, 47 persone da un gommone in distress, al largo delle coste libiche. Da allora le autorità italiane hanno negato alla nave e ai naufraghi l’approdo in un porto sicuro, previsto dalle leggi internazionali in materia di salvataggi in mare.
Col trascorrere dei giorni, la situazione generale di salute e di sicurezza a bordo si è sensibilmente deteriorata. “La speranza dopo il salvataggio si è trasformata in depressione e disperazione“, dice il Dr. Frank Dörner, medico di Sea-Watch 3. “Alcune persone hanno smesso di mangiare, altre mostrano comportamenti emotivamente instabili. Abbiamo dovuto ricorrere all’uso di tranquillanti, ma qui sulla nave non possiamo trattarli a sufficienza. La situazione psico-fisica di queste persone è legata al luogo in cui si trovano e all’impossibilità di sbarcare. Abbiamo esaurito le misure provvisorie, abbiamo bisogno di un porto sicuro“.
Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch, afferma: “La Corte ha riconosciuto che vi sia una violazione di diritti umani in corso e ne ha indicato a riguardo la responsabilità del Governo Italiano. Ciò che sta accadendo è vergognoso e disumano; chiediamo che ci si attivi per una soluzione immediata e accogliamo con speranza il piano di accoglienza disposto dalla città di Siracusa.“